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REPRESSIONE ANTIPARTIGIANA IN FRIULI, LA CASERMA “PIAVE” DI PALMANOVA E I PROCESSI DEL DOPOGUERRA

Si deve a Irene Bolzon, palmarina e ricercatrice dell’Università di Udine, con il libro REPRESSIONE ANTIPARTIGIANA IN FRIULI – La Caserma “Piave” di Palmanova e i processi del dopoguerra, la minuziosa ricostruzione di quanto accadde nell’Italia del nord-est alla fine dell’ultima guerra durante l’occupazione nazista.

REPRESSIONE ANTIPARTIGIANA IN FRIULI, LA CASERMA “PIAVE” DI PALMANOVA E I PROCESSI DEL DOPOGUERRADal settembre 1944 ai primi giorni dell’aprile 1945 fu operativo presso la Caserma “Piave” di Palmanova uno dei più importanti centri di repressione antipartigiana del Friuli Venezia Giulia, istituito con lo scopo di debellare la vivace ed organizzata attività della Resistenza della Bassa friulana. Odorico Borsatti, tenente a capo di un plotone di volontari italiani e tedeschi della SS, ed Ernesto Ruggiero, comandante di una compagnia della Milizia di Difesa Territoriale ne furono i principali responsabili operativi, la cui attività si tradusse in un’azione repressiva che avrebbe visto il susseguirsi incessante di rastrellamenti, saccheggiamenti, arresti, torture e fucilazioni arbitrarie che avrebbero seminato il terrore nelle campagne friulane, portando all’arresto e alla morte di centinaia di persone tra partigiani e civili. I processi intentati nel dopoguerra a carico degli uomini della Caserma divengono oggi strumenti importanti per analizzare e valutare nel dettaglio una delle più violente e controverse storie che attraversarono la Regione nel periodo dell’occupazione, riportando alla luce la voce e la testimonianza dei protagonisti di quei fatti.

Attraverso un attento lavoro di recupero e sistematizzazione di documenti d’archivio e testimonianze, Irene Bolzon, supportata da Alessandra Kersevan, storica ed editore del libro per la KAPPA-VU, ha riportato in primo piano quanto accadde in quegli anni ormai troppo lontani con la volontà, come lei stessa dice, di “guardare con critica passione ad un passato che ha ferito e dilaniato il nostro mondo e le nostre realtà poco meno di 70 anni fa, un passato che ci insegna a cogliere quelle avvisaglie che ci abituano a non considerare il presente come un luogo del tutto al riparo da errori e ricadute. Lo si dice spesso che la storia è maestra. È una maestra che però può insegnare solo se la sua lezione viene capita e ascoltata, distogliendo l’attenzione da chi invece con il suo brusio utilizza quella stessa storia per giustificare la propria azione e per dare a parole e pensieri semplificati un retaggio altolocato.” (*) . Il lavoro della Bolzon è interessante  proprio per questo, poiché attraverso la ricostruzione storica, ci costringe a leggere i fatti di ieri alla luce di oggi.

(*) DISCORSO DELLA DOTTORESSA IRENE BOLZON ALLA CERIMONIA DI ONTAGNANO DI GONARS