Le lettere che pubblichiamo sono state inviate al Direttore del Messaggero Veneto.
Ad oggi “la memoria storica” non ha trovato ancora la sua giusta collocazione. Eppure non ci vuole poi tanto a mettere le cose al loro posto: un chiodo, un martello, una parete.
Roma 5 dicembre 2007
Egregio Direttore,
secondo Lei è possibile confinare la “memoria”, in un ripostiglio polveroso di una scuola elementare?
Desidero porre alla Sua attenzione un episodio accadutomi alcuni giorni fa, che ha come scenario una piccola cittadina della provincia di Udine, Palmanova, un luogo ancora non contaminato dalla fretta dei grandi centri, un luogo dove la gente si conosce, sa tutto di tutti da sempre; un luogo dove le”famiglie” si raccontano oggi, partendo da lontano e trovando radici comuni. In questo contesto di gente conosciuta, tanti anni fa, nella seconda metà degli anni cinquanta, mio nonno Vittorio Nardo trovava meritata ospitalità in una delle aule della scuola elementare Dante Alighieri. Una sua fotografia era stata affissa alla parete con tanto di cerimonia ufficiale tenutasi alla presenza degli allora notabili della città oltre a quella della sua vedova e delle figlie rimaste; un’immagine che doveva testimoniare il “coraggio” inteso come insieme di valori morali, di un giovane ventunenne riconosciuto ed apprezzato da comandanti, altrettanto stimabili e valorosi, ritenuto meritorio di una medaglia d’argento con motivazione di elevate parole in occasione della guerra del 1915-1918.
Un uomo, che ha poi trovato la sua fine in un campo di concentramento tedesco nella seconda guerra mondiale, a causa di qualcuno che quei valori non aveva.
Tutto questo in qualche modo doveva testimoniare questa immagine ai posteri; soprattutto doveva, assieme ad altri valorosi, testimoniare ai bambini che si formavano in questa scuola un esempio di tanto coraggio, doveva rappresentare la memoria che consegna valori ai nostri giovani. Mia madre ed io, invece, abbiamo avuto notizia che, dopo tanti anni, questa fotografia non era più al suo posto, nella sua aula; incredula, mia madre si è recata a verificare personalmente ed ha avuto la triste, malinconica certezza che essa non era più custodita come si sarebbe dovuto, con la cura e l’attenzione del caso, ma era stata rimossa senza alcun motivo e senza che i famigliari fossero stati avvisati. Essa era stata abbandonata nello sgabuzzino della scuola.
Chiedo a Lei. E’ questo il modo per tramandare la memoria, la nostra storia e con essa quei valori che sono stati alla base della crescita del nostro paese? E proprio lì doveva accadere tutto ciò, proprio nel luogo maggiormente deputato alla formazione dei “cittadini” di domani?
A me questa vicenda umana ha insegnato ad avere la capacità di indignarmi, ed ho voluto raccontarla affinché ai nostri bambini si porti il rispetto e la considerazione dovuta, pensando al loro futuro traendo esperienza dal passato.
Distinti saluti
Teresa Mancini
PS: Le allego la motivazione del conferimento della medaglia d’argento.
Roma 15 novembre 2008
Una risposta su “QUANDO LA MEMORIA STORICA FINISCE NEL RIPOSTIGLIO”
Con grande sorpresa in foto ho trovato mio PAPA’ in una foto di 70 anni fa….incredibile….si trova a destra della foto che accompagna i poveri resti dell’eroe